DONNE AL LAVORO NEL 2025

Ogni anno l’8 marzo The Economist pubblica l’indice del “soffitto di vetro”, che mette a confronto le condizioni di lavoro delle donne nei 29 paesi dell’OCSE, un club di 29 paesi. La Svezia è al primo posto, mettendo fine alla serie di due anni di vittorie dell’Islanda. I paesi nordici ottengono sempre buoni risultati, grazie alle politiche che sostengono la parità di genere e i genitori che lavorano. All’estremo opposto della classifica, la Corea del Sud, che era sempre arrivata all’ultimo posto, è salita al 28°, spingendo indietro la Turchia. La Nuova Zelanda è il paese che ha fatto registrare il miglioramento maggiore, salendo di otto posizioni e piazzandosi al quinto posto.  Uno sguardo più attento ai criteri di valutazione mostra quali fattori stanno guidando questi movimenti. Iniziando con l’istruzione, le donne in tutta l’OCSE si laureano all’università a tassi molto più alti rispetto agli uomini. A partire dallo scorso anno, il 45% delle donne aveva una laurea, rispetto al 37%  degli uomini. Nonostante questa tendenza la partecipazione alla forza lavoro delle donne rimane inferiore. Secondo gli ultimi dati disponibili, il 66,6% delle donne in età lavorativa aveva un lavoro rispetto all’81% degli uomini. Questi tassi variano notevolmente da paese a paese: in Islanda e Svezia, ad esempio, più dell’82% delle donne lavora, mentre in Italia la percentuale è solo del 58%. I tassi di partecipazione più bassi ostacolano la progressione di carriera, che a sua volta influisce sul divario retributivo di genere. La quota di donne nei Consigli di amministrazione delle aziende è aumentata dal 21% nel 2016 al 33% di oggi. Anche la rappresentanza in politica sta aumentando in tutta l’OCSE: la percentuale di seggi parlamentari occupati da donne ha superato per la prima volta nella storia  il 34%.

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