PER FORTUNA CHE LO DICE MCKINSEY!

Il turismo ha il ruolo di comparto trainante della economia mondiale, per il suo contributo pari al 10% del Pil: i viaggi nazionali cresceranno del 3% annuo, con un consuntivo di 19 miliardi di pernottamenti entro il 2030, mentre i viaggi internazionali potranno generare 9 miliardi di pernottamenti. Nonostante i viaggi internazionali siano da sempre considerati quelli ad alto valore aggiunto, è il turismo domestico ad avere un enorme peso sulle economie nazionali: negli Stati Uniti (68%), in Cina (74%) e in Europa (70%), dove privilegia soprattutto Spagna (18%), Italia (11%) e Francia (8%). “Di sicuro conforto e di grande utilità” per gli operatori della filiera turistica è anche sapere che i due target dei Millennial e Gen Z dedicano quasi il 30% del loro reddito ai viaggi, una quota ben superiore ai turisti over 50. Per quanto riguarda l’Italia, “i numeri sono del tutto soddisfacenti”, ma gli analisti di McKinsey avvertono pure che per mantenere certi primati il nostro turismo necessita di “una intelligente sinergia tra operatori privati e amministratori pubblici”, per investire adeguatamente su mobilità, accessibilità e ricettività, ovvero i tre fattori/chiave senza i quali le potenzialità dell’Italia si potrebbero sgonfiare come “un palloncino male annodato” (grande metafora! Traduttore automatico?). Tra gli asset vincenti per la crescita del nostro settore, lo studio McKinsey indica lo sviluppo di adeguate offerte per lo slow travel e una serie di investimenti mirati sul luxury, con una cura anche per rimediare a eventuali fenomeni di overtourism: investire sulle destinazioni meno note che hanno comunque patrimoni artistico-culturali di grande valenza per gli stranieri. L’Italia lo può fare: rispetto a tante altre mete, può permettersi di diversificare, perché è talmente elevata la ricchezza del nostro patrimonio ambientale e culturale, che “basta” pianificare e promuovere “con intelligenza” (ancora?!?). Grazie del consiglio!

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