Fonte: NewTuscia – VITERBO
Quanto vale il turismo termale a Viterbo? Anche a questa risposta tendeva il Convegno. ”Il rilancio del sistema termale viterbese” tenutosi nei giorni scorsi presso le Terme dei Papi e organizzato da VisiTuscia, la Borsa del Turismo e dell’Agroalimentare della provincia, giunta quest’anno alla X edizione e focalizzata proprio sul termalismo. Dati precisi non sono emersi se non quello fornito dal Sen. Umberto Fusco, responsabile nazionale del settore termale della Lega secondo il quale, quando nel 1992 furono chiuse le Terme ex Inps, la struttura dava lavoro a 180 persone. Ma si parla di ben 26 anni fa. Quale è la situazione oggi? Quali sono le potenzialità inespresse? E, soprattutto, cosa si sta facendo per rilanciare un settore che potrebbe fare le fortune di un’intera provincia? Secondo il sindaco, Giovanni Arena, il turismo termale occupa un posto d’onore nelle priorità dell’attuale Giunta. “Ci stiamo muovendo per ripristinare la struttura ex Inps da affiancare alle Terme dei Papi e alle Terme Salus. Ma ci stiamo occupando anche della struttura sulla Cassia Nord e sull’intero sistema”. Sulle buone intenzioni dell’Amministrazione Comunale si è espressa anche la giovane Assessore al Termalismo, Claudia Nunzi, la quale, dopo aver denunciato l’esiguità delle disponibilità messe a bilancio dalla precedente Giunta, ha annunciato che in soli cinque mesi sono state già attuate la sorveglianza del Bullicame e la riqualificazione del sito del Galletti. Ma non è questa la notizia. “In collaborazione con l’Assessore ai Servizi Sociali, Antonella Sberna, e l’Università della Tuscia, ha aggiunto, stiamo portando avanti un progetto che a breve trasformerà il sito del Galletti, in una struttura accessibile anche ai disabili che ci porterà ad acquisire non solo la bandiera lilla, ma soprattutto a segnalarci nel panorama del sistema termale nazionale come una destinazione all’avanguardia. I nostri progetti tuttavia non si fermeranno qui perché particolare attenzione è stata riposta, come ha detto il Sindaco, anche al progetto di riqualificazione delle Terme ex Inps e delle strutture situate sia a sud che a nord della Cassia”. Convinta della bontà del progetto anche Antonella Sberna secondo la quale “la sfida del termalismo è seria come l’eliminazione di tutte le barriere architettoniche”.
In un sistema termale come quello viterbese che può contare oggi solo su due strutture alberghiere, sia pure di ottime qualità, come l’Hotel Salus e le Terme dei Papi, classificate entrambe con 4 stelle, ma dalle disponibilità limitate (un centinaio di camere la prima e solo 23 la seconda), si può ben comprendere quale apporto potrebbe dare la riapertura delle Terme ex Inps che insistono su una superficie di ben sette ettari che consentirebbe di andare ben oltre la semplice struttura alberghiera. Un aspetto quest’ultimo molto caro al sen. Umberto Fusco secondo il quale “in un momento topico per il turismo termale a Viterbo, l’apertura di nuove strutture ricettive non può che far bene al settore oltre ché all’intero territorio e all’imprenditoria privata che va aiutata e supportata. Viterbo, ha detto ancora il parlamentare, deve investire nel termalismo perché le sue potenzialità non sono seconde a nessuna altra località nazionale soprattutto se si considera il contesto territoriale che lo circonda”. E nell’augurarsi che possa presto intervenire un piano regolatore delle acque termali, ha annunciato che da gennaio il Parlamento inizierà a lavorare per cambiare la legge che regola il termalismo in Italia.
Oltre alla componente politica, hanno portato il loro contributo al dibattito due esperti del settore: Aurelio Crudeli, Direttore Generale di Federterme e il Prof. Stefano Landi, presidente di SL&A e già componente della Consulta Regionale per il Turismo Termale, secondo cui “allo storico termalismo terapeutico del dopoguerra, praticato con cicli di cura di 14-21 giorni, si sono sostituite forme più moderne che hanno portato anche ad una radicale trasformazione degli impianti. Il futuro va verso impatti meno traumatici e alle cure vecchia maniera debbono sostituirsi prestazioni wellness a più ampio respiro. Sono queste che oggi debbono prevalere per una economia turistica integrata. Per avere il massimo risultato, ha detto ancora Landi, occorrono però strutture adeguate in grado di offrire non solo la prestazione ma anche il soggiorno: basti solo pensare che se una persona passa la giornata in un territorio, spende mediamente 6 euro, se vi trascorre anche la notte la spesa sale a 88 euro. Con una offerta completa e ragionevole, ha concluso, il termalismo si vende anche all’estero” Sulla necessità di rivedere il settore si è espresso anche Aurelio Crudeli. “Oggi, purtroppo, ha detto il Direttore di Federterme, ci sono strutture che si definiscono termali senza neppure avere acque idonee a qualsiasi trattamento che si possa definire tale. La via prioritaria dello sviluppo del settore deve passare per il rinnovamento e il rilancio delle strutture da adeguare ad una offerta terapeutica sostenibile. L’aspetto sanitario, il wellness, il leisure e il turismo debbono andare a braccetto e l’uno deve integrare l’altro. Solo in questo modo si può parlare di rilancio del termalismo. Poi c’è l’aspetto normativo che va anch’esso rivisto alla luce delle nuove tendenze. Il polo laziale non avrebbe nulla da invidiare a quelli più blasonati della Toscana, dell’Emilia Romagna e della Campania, ma ha bisogno di interventi correttivi cui debbono contribuire sia la componente politica che l’imprenditoria privata. Da parte nostra, la Federazione è costantemente impegnata a promuovere e migliorare la medicina termale sia con forme collaborative con le Università, sia con corsi Ecm per consentire al professionista sanitario di tenersi costantemente aggiornato per rispondere ai bisogni dei pazienti”.