Secondo Edoardo Stigliani di SosTariffe.it si sono affermati come una delle forme di media più influenti e redditizie: il loro fatturato globale ha raggiunto i 184 miliardi di dollari nel 2023. Il settore ha attraversato una crescita esponenziale ed è diventato non solo una forma predominante di intrattenimento, ma anche un veicolo culturale e sociale. Durante la pandemia di COVID-19, l’industria videoludica ha visto un’ulteriore espansione come forma di evasione e connessione sociale. Molti produttori di giochi hanno iniziato a sondare il filone della nostalgia, rilanciando titoli del passato sotto nuove vesti. Questi giochi, che spaziano dai remaster, che aggiornano principalmente gli aspetti tecnici, ai remake e reboot, che reinterpretano giochi esistenti per adattarli a nuovi pubblici e tecnologie, non solo servono a celebrare il patrimonio ludico già esistente, ma sono anche scommesse sicure in un mercato sempre più saturo. La nostalgia nei videogiochi non è solo ricordo, ma una strategia per stimolare la vendita, attirare nuovi giocatori e rinnovare l’affetto dei fan di lunga data. I cambiamenti possono derivare da nuove sensibilità culturali e sociali. Ad esempio Call of Duty: Modern Warfare è stata rebootata per riflettere una visione più matura e critica della guerra, lontana dalla glorificazione del conflitto tipica degli anni successivi all’undici settembre, dando maggior risalto anche a combattenti di altri popoli e a ricostruzioni geopolitiche più sfumate. Gli aggiornamenti servono anche a stimolare una riflessione critica sui temi della guerra e del militarismo, soprattutto in momenti così difficili per il pianeta. Attraverso queste modifiche, i reboot possono influenzare la percezione e la discussione su questioni reali, facendo da specchio per variazioni nelle norme e valori sociali. Alla faccia del gioco come evasione totale.