FAREWELL TO MARLBORO COUNTRY

Fino a non molti anni fa il fumo era uno stile di vita, quasi “aspirazionale” (il doppio senso è involontario), ed indicava anche una serie di viaggi e destinazioni che adesso definiremmo “active”. Poi il vento è cambiato, in alcuni casi in modo radicale. Ad esempio, Il Regno Unito ha introdotto una legge pionieristica che proibisce l’acquisto di sigarette per i nati dal 2009 in poi, sollevando il limite d’età anno dopo anno per  creare “una generazione che ha smesso di fumare”. Nella stessa direzione i divieti di fumo nei luoghi pubblici all’aperto imposti di recente a Torino, seconda città italiana dopo Milano ad approvare questa normativa, alla quale sta volgendo lo sguardo anche Bergamo. Ma il consumo è ancora “a macchie di leopardo”: secondo Eurostat, i 5 stati membri dell’Ue con il più alto tasso di fumatori giornalieri di sigarette sono: Bulgaria (28,7% della popolazione totale), Grecia (23,6%), Lettonia (22,1%), Germania (21,9%) e Croazia (21,8%). I paesi con la quota più bassa di fumatori sono Danimarca (11,7%), Portogallo (11,5%), Lussemburgo (10,5%), Finlandia (9,9%), Svezia (6,4%). L’Italia è in una posizione intermedia col 16,5%.Fumano di più gli uomini delle donne: in Europa il 22,3% al 14,8%.  Secondo l’Istituto Superiore di Sanità in Italia il 58% degli adulti tra 18 e 69 anni non fuma e il 18% ha smesso di fumare. Quindi il 24% fuma. La più alta concentrazione territoriale di fumatori è nelle zone del Centro-Sud: Umbria (28.8), Abruzzo (27.4), Campania (27.1), Lazio (27.1) ed Emilia Romagna (26.7). Ricordiamocene perché il fumo passivo non piace a nessuno, e meno che mai ai turisti.

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