Che cosa ci ha lasciato la pandemia? Macchine, “fai da te” e “workation”. Le abitudini di viaggio negli ultimi anni hanno subito diversi cambiamenti legati principalmente al Covid-19, il primo dei quali riguarda il mezzo di trasporto utilizzato; durante la pandemia c’è stata un’impennata nell’utilizzo dell’automobile, dovuta alla paura del contatto/contagio, con un picco nel 2020 del 63,7%, in discesa nei due anni successivi e che nel 2023 si attesa al 58,8%, tornando quasi ai valori del 2019. Sale, di conseguenza, la percentuale di utilizzo dei cosiddetti mezzi collettivi (treni, navi, aerei, ecc.), dopo un rallentamento delle misure per il contenimento del virus e per una minore percezione del rischio. Altra consuetudine acquisita dopo la pandemia da Covid-19 è quella di prenotare l’alloggio contattando direttamente la struttura, per quella che viene definita una prenotazione “fai da te”, arrivata al 72,3% dei casi, contro il 31,3% del 2019. E il lavoro non ci molla più, con un fenomeno ‘workation’ che è diventato un po’ croce e delizia. La possibilità di lavorare anche dal luogo di vacanza, prima riservata a pochi, ad oggi appare sempre più una tendenza, che per la maggior parte riguarda i lavoratori autonomi, nello specifico dirigenti e imprenditori, con un leggero divario di genere tra maschi (10,4%) e femmine (8,8%).
Fonte: Istat, Viaggi e vacanze. Dati 2023 provvisori