COME DI CONSUETO, PURTROPPO CHI SOFFRE DI PIÙ È IL LAVORO E LA SUA QUALITÀ, CIOÈ LA QUALITÀ DELLA NOSTRA OFFERTA TURISTICA

I dati del Ministero del Lavoro e della Banca d’Italia mostrano a fine 2021 un quadro generale non sfavorevole per l’occupazione nel turismo: il lavoro riprende a crescere, ma solo se precario. Nel 2020, rispetto al 2019, si erano “persi” -tra cessazioni e nuove attivazioni- 175.000 lavoratori nel turismo italiano (hotel e ristoranti). Al netto di questa riduzione assoluta, il 63% delle riallocazioni sono avvenute nello stesso turismo. Ma soprattutto, nel complesso, si è trattato di un regresso nelle qualifiche (nuove assunzioni ad un livello minore). Nel 2021 è cambiato il vento in termini di quantità, ma non di qualità e di stabilità: anzi, tra gennaio ed ottobre, sono cresciuti di 67.152 i lavoratori a tempo determinato, e sono crollati di 21 mila unità gli apprendisti. In totale le attivazioni nette nel turismo sono state 169.469, di cui ben 149 mila a tempo determinato. Se prosegue così, ci aspetta un settore che non dà prospettiva alle proprie risorse fondamentali, soprattutto quelle giovani.

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