L’Expo 2015 di Milano ha riscosso grande successo, di pubblico e di critica. Il Giubileo della Misericordia, che papa Francesco inaugura in queste ore, ne avrà ancora di più, e Roma ne godrà le conseguenze positive per anni. Due soli elementi a supporto di questa tesi.
Primo, mentre Milano ha ‘subìto’ l’Expo (collocato in periferia, ha intercettato e sottratto flussi turistici alla città), il Giubileo celebra letteralmente la Capitale. San Pietro a parte, i 4 Cammini del Pellegrino – per fare un esempio – si svolgono tra le piazze e le chiese più famose di Roma, e porteranno milioni di fedeli nel cuore della città, con evidenti ricadute su ristoranti e negozi, trasporti e hotel.
Secondo, Milano e Roma hanno ‘dinamiche turistiche’ completamente diverse. Milano è una meta essenzialmente business e, da tempi più recenti, adatta allo shopping. Roma è una delle prime tre destinazioni turistiche al mondo: lo è da sempre, continuerà sine die. Qualche dato, del quale ringrazio Stefano Landi di “SL&A turismo e territorio”. Le presenze alberghiere nella capitale sono quasi triplicate nel corso degli ultimi quindici anni (dai 13 milioni del 1998 ai 33 milioni del 2014), con una crescita praticamente costante e con due sole alterazioni.
La prima, positiva, risalente al 2001, quando si fecero sentire gli effetti differiti del Giubileo del 2000. La seconda, negativa, successiva alla congiuntura mondiale scatenata dalla crisi della Lehman Brothers nel 2008, che ha depresso tutto l’indotto turistico per i due anni successivi, cui però è seguita una ripresa molto energica. L’andamento delle presenze negli esercizi ricettivi in Italia, nel medesimo periodo 1998 – 2014, registra un andamento ben diverso da quello registrato a Roma. La crescita, seppur positiva, è interrotta da tre episodi negativi: il post 11 settembre (2002-2004), il crac della Lehman Brothers (2007-2009), l’acuirsi della crisi in Italia (2011-2013). La crescita degli arrivi nel mondo (dati Unwto), sempre nel quindicennio 1998 – 2014, è stata costante e ha registrato profilo e deviazioni assimilabili a quelle verificatisi a Roma, non in Italia.
Da ciò ne consegue che:
- Roma è una destinazione ‘mondiale’, non italiana, ovvero connessa dell’andamento dei mercati del mondo, non a quelli domestici (non europeo, né tantomeno italiano). Tale è l’attrattiva che esercita sul turista straniero e tale l’eccesso di domanda rispetto all’offerta (di letti, di mezzi, di infrastrutture) che qualsiasi mercato possa registrare un calo (gli americani post 11/9, i russi recentemente), questo viene prontamente sostituito da altri, che ardono dal desiderio di visitare la Città Eterna. Si pensi solo al peso che avevano Paesi come l’India o il Brasile, solo 10 anni fa, rispetto a oggi;
- Firenze, Venezia e le altre città d’arte che attraggono turismo, in Italia, sono molto più sensibili all’andamento dell’economia domestica (italiana, ma anche europea), quindi più soggette a soffrire, in caso di congiuntura di quei mercati; Milano invece fa storia a sé, risentendo molto più dell’andamento delle economie straniere (gli americani, i russi, gli arabi vanno e vengono per questioni loro, non solo nostre…);
- Il turismo mondiale continuerà a crescere con ritmi costanti, non inferiori al 5 per cento annuo, per i prossimi anni, quindi Roma – che ha come perimetro di attrazione il mondo – rispetterà questo trend; + 5 per cento annuo significa raddoppio in 14 anni, il che implica che nel 2025, in occasione del prossimo Giubileo ordinario, Roma potrebbe (il condizionale è d’obbligo, perché se la domanda sale è l’offerta che deve starle dietro) raggiungere i 60 milioni di arrivi; ricordo
Milano continui a occuparsi di business (e di moda), che i numeri veri sono a Roma.
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