Vacanze micro in terre di mezzo

Armando Massarenti, responsabile della pagina “Scienza e filosofia” del supplemento culturale “Il Sole 24 Ore” domenicale ha lanciato una rubrica sui “mesofatti”. Stefano Landi ne ha subito segnalati due, relativi al turismo

In genere tutti pensiamo che esistano solo due tipi di fatti: i fatti che non cambiano nel tempo (l’altezza del Monte Bianco o la capitale degli Stati Uniti), e i fatti che fluttuano in continuazione (come il tempo atmosferico, o l’andamento dei mercati). Ci sfugge un terzo, più insidioso, genere di fatti: quelli che cambiano lentamente, che si modificano impercettibilmente nel corso delle nostre vite. Samuel Arbersman, fellow della Harvard Medical School, ha coniato un neologismo per catturare questa idea: i “mesofatti”, o fatti di mezzo.

Stefano Landi ne segnala due di turistici che faticano a consolidarsi, al punto che Wikipedia li rifiuta come di “dubbia enciclopedicità”.

  1. Le MICROVACANZE (1-3 notti) sono la maggioranza delle vacanze degli Italiani, avendo superato a partire dal 2008 quelle “lunghe” (4 notti e oltre). Il dato è ufficiale (Istat), ma misconosciuto. È invece è perfettamente spiegabile con la linearità crescente del tempo di lavoro, con la minore attitudine a concentrare aspettative e investimenti nelle vacanze lunghe, col desiderio di riappropriazione del territorio circostante, fenomeno che in altri campi è stato definito “chilometro zero”. Ma si continua a parlare di “villeggiatura” e di “settimana bianca” come stereotipi maggioritari.
  2. Le TERRE DI MEZZO, cioè le destinazioni turistiche “minori”, che stanno crescendo a ritmi esponenziali, anche a fronte della fase di maturità (o addirittura crisi) delle località turistiche tradizionali. Secondo l’ISTAT, nel 1986 solo la metà dei comuni italiani erano in grado di ospitare turisti (avevano cioè almeno una struttura ricettiva), mentre nel 1998 il dato era passato al 61,3%, e nel 2008 è addirittura dell’80,6%. Quasi un terzo dell’Italia è diventato ospitale negli ultimi 22 anni, ma si continua a parlare di Cortina o Rimini come se fossero i monopolisti.

Tratto da Il Sole 24 Ore – 21 marzo 2010 / 28 marzo 2010

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