Il Convegno che si è tenuto a Roma il 28 ottobre dal titolo “Viaggiatore e comunità insieme per lo sviluppo. Esperienze e buone prassi per un altro turismo” ci ha permesso di avere risposte concrete ad alcuni dubbi che chi lavora nel turismo cova da tempo… Risponde Enrico Marletto, Presidente di un superattivo tour operator che da anni lavora e vende in questo mercato.
I temi verranno inoltre approfonditi nel corso della Settimana internazionale del turismo responsabile, in programma a Torino dal 2 al 7 dicembre 2009.
Esiste una domanda di turismo responsabile? O per meglio dire com’è composta questa domanda?
Due sono le ipotesi percorribili: una nicchia di mercato, con una profilazione specifica, che individua nella responsabilità la principale motivazione di vacanza oppure una motivazione complementare, che si innesta come valore aggiunto dell’esperienza turistica, senza esserne fattore distintivo e determinante.
Rispondere a questa domanda forse può aiutare anche a spiegare le cause della debole penetrazione di mercato da parte dell’offerta di TR in Italia: siamo di fronte ad un’assenza di domanda o ad una criticità dell’offerta?
I valori proprrd el TR non danno indicazioni specifiche sulle caratteristiche del prodotto turistico per cui ritengo difficile identificare un prodotto di turismo responsabile specifico (non a caso la certificazione o comunque i sistemi di garanzia del settore sono ancora un obiettivo da raggiungere nonostante gli sforzi che in questo senso stanno facendo AITR ed i suoi soci).
Alcune tendenze della domanda turistica in Italia sono però sempre più evidenti: l’interesse per alcuni specifici fattori di attrattiva: ambiente, paesaggio, contatto con la natura, tradizioni locali; una richiesta di strutture ricettive rurali, quali B&B, agriturismi, fattorie; I ‘attenzione per le tematiche relative alla sostenibilità: in altre parole uno stile di vita, che si traduce in un approccio sostenibile al consumo del prodotto turistico.
Il turista delle “4L (landscape, learning, leisure, limit)” è la definizione che ne ha dato il gruppo di ricerca sul turismo responsabile dell’Università di Trento: un turista che organizza la vacanza autonomamente e predilige nuclei turistici di piccole dimensioni; rispetta gli usi e costumi locali anche a discapito del comfort, è sensibile alle ricadute dell’attività turistica,consapevole e rispettoso dei limiti alla fruizione delle risorse; spesso la sensibilità non è estesa congiuntamente a tutte e tre le dimensioni della sostenibilità, ma almeno a due. Questo tipo di turista cerca oggi un’offerta adeguata anche sul mercato internazionale ed è la sua definizione di turismo responsabile.
Ma l’offerta si è posto il problema di capire quali sono le richieste della potenziale domanda? In altre parole l’offerta di turismo responsabile è “market-oriented”, e, se sì, a quali tipi di target si rivolge?
La storia ci insegna che spesso iI lavoro di progettazione che ha portato ai prodotti di turismo responsabile nei Paesi del Sud del Mondo ha posto giustamente al centro i diritti e le necessità delle comunità locali. Se questa storicamente è stata la necessaria risposta ad una prassi che nel turismo classico invece poneva al centro dell’impresa turistica solo il cliente turista,il rischio è quello di fare un’operazione politicamente corretta ma dallo scarso (a volte nullo) mercato.
Se lo scopo è quello di aiutare lo sviluppo, combattere la povertà, dare opportunità di lavoro eque e durature anche attraverso il turismo non si può prescindere dal mercato.
Ecco che diventa importante lavorare ad un progetto con 2 centri: comunità locale (che deve essere protagonista e beneficiaria economica dell’impresa turistica) e turista, in quanto cliente con tutti i diritti del consumatore che compra un servizio.
La doppia centralità del processo è l’unica garanzia di equità ed economicità del fenomeno “turismo responsabile”. Atrimenti costruiremo cattedrali eque e responsabili nel deserto perché i turisti(che la vacanza la devono comprare) continueranno ad andare da un’altra parte.
Quali strategie per intercettare questa domanda che oggi vaga alla ricerca di un’offerta di turismo responsabile?
Elaborare strategie market-oriented; partire dal presupposto che il target non può essere il “turista responsabile perfetto”; focalizzare i vantaggi competitivi del prodotto TR; puntare sul valore aggiunto dell’esperienza TR: “iI modo migliore per visitare il mondo”.
In deflnitiva come dice Chris Thompson, Head of Responsible Tourism per la Federazione dei Tour Operator in Gran Bretagna: “Tourists don’t want to feel guilty. They want to feel responsible” but not guilty”.