Il rapporto Federculture mostra come eventi e turismo culturale siano oggi un motore economico e sociale importante, non solo un passatempo. Oltre metà dei viaggiatori, italiani e stranieri, sceglie mete (anche) per motivi culturali, peraltro con un “sentiment” molto elevato. Come rileva Aldo Bonomi in Microcosmi, il settore impiega più di un milione di persone, tra autonomi (48%) e dipendenti (44%), ma con redditi spesso bassi e forti disuguaglianze generazionali. Per analogia la cifra e la precarietà ricordano il milione di lavoratori dello sport, e le centinaia di migliaia di nuove professioni che si creano intorno al turismo: dalle guide ai property manager, dalle pulizie di B&B fino ai noleggi di mezzi ed attrezzature. I festival culturali, continua Bonomi, che sono stati più di 3.000 nel 2024, hanno un’importanza rilevante: nei grandi centri sono vere industrie culturali, nei piccoli paesi strumenti di rigenerazione e identità locale. Spesso nascono da reti miste di volontariato e impresa culturale. Rappresentano piattaforme che rafforzano coesione sociale e nuove forme di partecipazione civica. In tempi di crisi della politica, diventano spazi di dialogo, cultura condivisa e “nuove fabbriche” di comunità. Lievita dal basso la nuova classe lavoratrice.
