AFFITTI BREVI: A CHI TORNANO I CONTI?

Negli ultimi anni, gli affitti brevi sono esplosi. In Italia, su 9,6 milioni di seconde case, circa 485 mila sono state riconvertite in alloggi per affitti brevi (solo il 5% del totale, anche se la concentrazione le fa sembrare tantissime), generando 13 miliardi di euro.[1] Colpisce la forte discrepanza tra il costo totale della notte pagato dal cliente e il guadagno netto che riceve il proprietario. Il prezzo medio per una notte è di 210 euro a Roma, 144 a Milano e 151 a Firenze, ma il proprietario incassa in media solo 20 euro. Dove finisce il resto? Molti proprietari si affidano a property manager, ovvero agenzie che si occupano della gestione completa dell’appartamento, comprese le pulizie. Ed è proprio su queste ultime che si rilevano i valori più consistenti: per una sola notte si può arrivare a pagare fino a 120 euro solo per la pulizia e il cambio biancheria, a fronte di costi reali che si aggirano attorno ai 18 euro. Molti proprietari accettano comunque margini di guadagno molto ridotti pur di evitare complicazioni e avere l’immobile gestito in modo efficiente e sempre “libero”. Ma questo squilibrio rischia di penalizzare sia i turisti sia i piccoli locatori. Non a caso i property manager crescono.


[1] Fonte: Associazione italiana gestori affitti brevi, 2025

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