“TELEFONAMI TRA VENT’ANNI” – SPECIALE DEMOGRAFIA (E TURISMO)

TRA LE TANTE CHIACCHIERE “DA OMBRELLONE” ANCORA UNA VOLTA È L’ISTAT A DIRE QUALCOSA DI FONDATO E DI SERIO, ANZI PREOCCUPANTE, CON IL REPORT “IL PAESE DOMANI”, PUBBLICATO IL 24 LUGLIO 2024 E RECANTE STIME SULLA POPOLAZIONE RESIDENTE ITALIANA E SULLE FAMIGLIE, PROIETTATE AL 2043, 2050 E 2080.

Se c’è qualcosa a cui non si scappa questa è la demografia, una scienza antica, rodata e spesso infallibile, anche perché basata sui dati certi delle anagrafi, a cui per legge non si sfugge ormai più da diverse generazioni, almeno nel nostro Paese: tante nascite, tante morti, tanti matrimoni e tante separazioni (anche divorzi civili dal 1970, che prima c’era solo la Sacra Rota o il “divorzio all’italiana”).

QUANTI SAREMO?

Ogni previsione seria prevede la formulazione di ipotesi, ed il crescere dell’incertezza al passare del tempo. Qui sceglieremo l’ipotesi “mediana” ed un tempo non troppo remoto (il 2043, tra vent’anni appunto), sapendo che le cose possono andare anche peggio (o meglio, a seconda dei punti vista: pensiamo a tutte le polemiche sul sovraffollamento). Negli ultimi 20 anni gli Italiani sono calati di 1,35 milioni. Adesso siamo 59 milioni, ma tra vent’anni saremo meno di 57: tra l’altro, un “mercato interno” che si riduce considerevolmente, e che cambia in modo strutturale. Se adesso ogni 3 italiani in età lavorativa (15-64) ce ne sono due che non lo sono (0-14 e oltre 65), tra vent’anni saremo in parità. E anche il dato statistico dei 65 anni come uscita dal mondo del lavoro e conseguente stato di “vecchiaia” appare del tutto anacronistico.

NORD E SUD

Se finora era stato il Nord, “ricco e sviluppato”, a trainare il calo demografico, nel prossimo futuro le posizioni si invertono, e sarà il Sud ad “adeguarsi” alla nuova tendenza. In particolare avrà un’età media più elevata (oltre 50 anni, adesso è 45,5), una popolazione fortemente calante (meno 3 milioni), ed il 20% di coppie senza figli.

IMMIGRATI, EMIGRATI

È un tema bollente nel dibattito politico, sul quale ISTAT non intende mettere il dito, limitandosi ad affermare con grande cautela che i futuri flussi (stimati intorno ai 200 mila l’anno) non controbilanciano il segno negativo della dinamiche naturali, e comunque sono influenzati da fattori di incertezza (di spinta e di attrazione) ed “accidentali” (guerre, recessioni, cataclismi e similari). Abbiamo già imparato negli ultimi anni (almeno a partire dall’attentato alle Torri Gemelle del 2001) che ogni giorno c’è uno stravolgimento dietro l’angolo, e che l’analisi dei mercati (anche turistici) non può che tenerne conto, almeno in previsione: chi non ha un “disaster plan” nel cassetto farebbe meglio a procurarselo quanto prima.

“VECCHI”…

Già adesso siamo messi così: 12,4% sotto i 14 anni, 24% oltre i 65: in previsione per ogni ragazzo ci saranno 3 “anziani” over 65. Che cosa questo voglia dire in termini di politiche di protezione sociale è già immaginabile, forse lo è meno la necessità di elevare continuamente l’età pensionabile, che si prevede, sempre tra vent’anni, raggiungerà l’età di 69. Gli ultrasessantacinquenni destinati a vivere soli saranno oltre 4 milioni, 3 dei quali donne. Crescono nettamente anche i “singles” con più di 85 anni che diventano 1,6 milioni, a cui si può solo augurare ogni possibile salute ed autosufficienza, ma che inevitabilmente richiederanno un surplus di assistenza e cure personali, con ciò che ne consegue in termini di spese per il welfare e apporti lavorativi. Difficile immaginare un nuovo mercato turistico con queste caratteristiche, anche perché anche solo l’idea del “turismo della terza età” non stimola certo chi ne fa parte, anzi spesso la/lo respinge.

… E GIOVANI

Per quanto riguarda i giovani, le nascite si assesteranno su 400 mila l’anno. La condizione di “essere figlio” rimarrà quasi invariata rispetto ad oggi: 88% sotto i 24 anni, 63% per i 25-29 enni, 30% per i 30-34 enni. Ma il “cambio di condizione” da figlio a genitore si allontana con l’età, in quanto i 35-39 enni in coppia con figli caleranno al 43%. Se oggi le coppie con figli sono 3 su 10, tra vent’anni saranno meno di 2 su 10.

SINGOLI E FAMIGLIE FRAMMENTATE (VECCHIE E NUOVE)

Nel 2043 si prevede un aumento di quasi un milione di famiglie (fino a 27 milioni), ma ben diverse da quelle ideal-tipiche delle pubblicità tradizionali (marito e moglie, maschietto e femminuccia). Il vero boom non sarà tanto quello delle famiglie più piccole, quanto di quelle con un solo componente, che salgono da 10 a 11,5 milioni, il 43% del totale. Quelle che invece hanno almeno un ”nucleo” caleranno fino a 15,4 milioni, arrivando al 57%. Le cause sono l’invecchiamento, il calo della natalità, l’aumento dell’instabilità coniugale. Se pensiamo allora alla definizione “vacanze per famiglie” o “destinazioni per famiglie”, ci sarà molto da riflettere e da riprogrammare.

NUOVI VALORI, NUOVI BISOGNI, NUOVI LAVORI

“Le attuali anziane generazioni, portatrici di valori, usi, livelli di istruzione e competenze proprie lasceranno il passo alle nuove che a loro volta saranno portatrici di pari caratteristiche ma evolute”. Non sta a noi fare il bilancio dei nuovi valori e dei nuovi bisogni, ma è del tutto evidente che il peso complessivo della società e dell’economia si sposta verso l’anzianità, con quel che ne consegue in termini di previdenza sociale e welfare, di salute, assistenza e cura. E anche di tempo libero e vacanze, evidentemente, in un mondo nuovo sempre più ”vecchio”, ed in un modo tutto da reinventare.

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