Turismo nel Pnrr: troppo dettaglio toglie la visione

Un portale, un investimento apparentemente massiccio sulla competitività, un “programma speciale” ritagliato su Roma capitale: sono gli investimenti del Pnrr per il capitolo turismo. Ma i benefici veri arriveranno da altri provvedimenti più generali.

Quali investimenti per il settore

È molto probabile che i più importanti risultati del Piano nazionale di ripresa e resilienza sul settore del turismo non saranno prodotti dalle misure di investimento previste nella componente “Turismo e Cultura 4.0” – che peraltro, per importanza, dovrebbe chiamarsi “Cultura e Turismo”: riserva infatti 4,28 miliardi alla prima e 2,4 al secondo. Realisticamente, è nella digitalizzazione complessiva del sistema-paese, nell’impulso al trasporto ferroviario veloce e locale, nella riqualificazione dei suoi hub (le medie stazioni) e nella “svolta green” che si verificheranno gli effetti più importanti. In molti casi si tratta di “esternalità”, ma in altri si tratta di componenti dirette dei prodotti turistici nazionali e delle loro qualità: la diffusione della cultura e dell’offerta di banda e di servizi online, la raggiungibilità veloce e la fruibilità lenta intermodale delle destinazioni turistiche, l’accresciuta sostenibilità ambientale dei territori.

Anche la rimozione delle barriere fisiche e cognitive giocherà un ruolo di primo piano, insieme alla rigenerazione di molti luoghi (tra cui i borghi e i giardini) e alla apertura e gestione di patrimoni ancora non fruibili, soprattutto in luoghi alternativi a quelli caratterizzati, fino a tutto il 2019, dal sovra-turismo. È in questo quadro che vanno viste le attenzioni riservate ai tre fondamentali investimenti indicati nel Pnrr al titolo “Turismo”, sotto un cappello in cui sono riportati concetti condivisibili quali: riqualificazione, ammodernamento, network e aggregazione.

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