ICCA, quotata associazione internazionale del comparto MICE, constata che il suo business è -se possibile- quello che ha più sofferto nell’ambito del macrosettore “viaggi e turismo”. Anche questa industria, comunque, è sopravvissuta ed ha lavorato, persino nel 2020, ma in condizioni totalmente diverse da prima: avendo censito 8.409 eventi che erano stati programmati, solo il 9% non hanno subìto cambiamenti. Il 14% invece sono stati cancellati, il 44% sono stati rinviati a tempi migliori, il 30% si sono tenuti in modalità esclusivamente virtuale.
Fin qui forse era prevedibile, ma la cosa più impressionante sono i dati di confronto tra eventi fisici e virtuali, in termini sia di partecipazione che di impatto economico: gli eventi virtuali non solo hanno avuto un + 50 % di partecipanti, ma correlativamente il – 60% di fee di iscrizione. Se fosse una tendenza confermata, sarebbe davvero un brutto segnale per il turismo.