Siamo molto contrariati quando sentiamo parlare del sovraturismo, o overtourism. Abbiamo la sensazione di un fenomeno che ci invade e ci sovrasta, come se fosse analogo a quelle migrazioni che tanta paura creano alla “pancia” del paese. Ma che cosa c’è sotto?
Se non dorme non è turista. Questa lapidaria affermazione è una ovvietà per chi opera nel settore o lo studia. Purtroppo nel turismo anche i termini sono opinabili, soggettivi. La distinzione però è fondamentale anche per capire i fenomeni di oggi e le loro distorsioni: chi dorme a casa propria, o in un altro posto rispetto a quello che visita ed in cui si trattiene per una giornata o meno, deve essere correttamente definito come un escursionista.
Ci dobbiamo quindi chiedere se quanti si incontrano nelle piazze dei centri storici più famosi e desiderati del mondo dormano o no in quel luogo. Se non dormono, e reputiamo che siano troppi, dobbiamo parlare di sovra-escursionismo, non di sovraturismo.
E non è una questione di lana caprina, ma ha un preciso fondamento economico. Ci sono poche indagini fatte bene, ed una di queste è di Atout France: un escursionista spende in media 6 € al giorno, un “turista-che dorme” 88€. E il costo per i Comuni (traffico, rifiuti, ecc.) è sostanzialmente uguale.
Chi risiede o frequenta centri storici molto affollati in determinati momenti, sa però che pochissimi punti sono effettivamente congestionati da “non residenti”. In tutte le grandi città ad ogni ora c’è sempre una alternativa praticabile, anche di percorso. E c’è sempre una fascia di circa 14 ore, dalle 18 alle 10, in cui ci si può sentire da soli anche dove poche ore prima si passava a fatica.
Se arriva, se dorme, è merito nostro. Alla base del turismo, anche per le normative europee e nazionali, stanno tre indispensabili componenti:
- seat, cioè un mezzo di trasporto che consente di arrivare e ripartire
- site, un esercizio ricettivo o altro assimilabile dove si può/si deve passare la notte
- service, servizi che vanno dall’informazione alla guida all’intrattenimento, che consentono, facilitano e arricchiscono la visita dei luoghi.
Quanto al Seat, i flussi verso un luogo sono in qualche modo controllabili, prevedibili, gestibili. Non si troverà mai un milione di persone forestiere in una piazza senza che prima si siano mossi migliaia di automobili e autobus, centinaia di treni e di aerei, decine di navi.
Se tutte quelle persone arrivano è perché i mezzi di trasporto (i c.d. vettori) hanno fatto il loro lavoro, portandole. Volendone di meno, si dovrebbero porre dei vincoli, che riguardano proprio i vettori, imprese private che fanno il loro lavoro in un mercato libero. Esistono in molti luoghi regolamenti restrittivi (come i contestatissimi “Piani Bus”), ma si festeggiano pubblicamente i successi delle gestioni aeroportuali, delle aziende ferroviarie, delle Autorità portuali, successi che hanno sempre una costante: portare più persone, senza occuparsi se dormano o ripartano. Anzi, nel caso delle crociere, stando bene attenti a farli tornare tutti a bordo all’imbrunire.
Nel caso del Site i Comuni esercitavanoun certo controllo della capacità ricettiva, che nelle città è in larga misura costituita dagli alberghi: non è un mistero che nei centri storici non se ne possano costruire di nuovi (solo ristrutturazioni o riconversioni), Semmai in “periferia”, come accade a Mestre o fuori dal GRA di Roma.
Ma l’irruzione sul mercato di formule impreviste ed imprevedibili anche dal punto di vista normativo come gli affitti brevi di case private, simboleggiati da AirBNB, ha cambiato le carte in gioco, pur con le stesse vecchie regole. Si contano, proprio in questi giorni, 12.000 alloggi disponibili a Firenze, 16.000 a Roma. 12.000 a Venezia.
E’ quindi “saltato il tappo” del possibile controllo della capacità ricettiva, e quindi anche dei “forestieri” che contemporaneamente possono dormire in un luogo.
Passando al Service, non dovrebbe teoricamente creare problemi di sovraturismo, trattandosi di persone che o dormirebbero o non dormirebbero comunque. Ma il problema si pone quando queste persone si organizzano in gruppi (autogestiti o portati con Bus o Navi o altro), che si vanno quindi a sommare a tutti gli altri.
Una piccola conclusione. Un sentire molto diffuso vorrebbe riservare a chi è arrivato per primo il privilegio di scegliere chi e se potrà fargli compagnia, in una parola di essere o meno ospitale. Se questo può relativamente funzionare in una casa, è molto difficile che possa avvenire nella complessità di una piazza, di un quartiere, di una città.
Ma per esercitare questo privilegio ci vuole comunque una forma decisionale adeguata, dal consiglio di famiglia su su fino al Consiglio comunale: insomma ci vuole una forma di governo autorevole, senza la quale rimane solo il mercato da un lato, e l’umore della “pancia” dall’altro.
Il sovraturismo non è colpa di nessuno: a generarlo è una domanda globale in forte crescita, a renderlo possibile sono le imprese di trasporto, ospitalità e servizi. Ma a governarlo non possono essere altro che le Amministrazioni pubbliche, democraticamente elette. Altrimenti dovranno metterci mano i Prefetti, per motivi di sicurezza e di salute pubblica.
Autore: Stefano Landi, Fondatore di SL&A, società di consulenza turistica. E’ professore a contratto all’Università LUISS di Roma, insegna materie turistiche in diversi Master. E’ stato nominato tra i 5 esperti che costituiscono il Comitato nazionale per la promozione Turistica ed è editor del Piano Strategico del Turismo Italiano. Per la varietà, la profondità e l’esperienza maturata è probabilmente il massimo esperto italiano dell’industria del turismo e dell’ospitalità. Dal 1981 ha curato, realizzato e monitorato almeno cento progetti complessi afferenti a più ambiti tematici legati al turismo. Ha svolto diversi ruoli istituzionali e in ambito privato ha lavorato ai piani strategici di diversi regioni italiane (Trentino, Sardegna, Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Lazio, ecc.), oltre ad innumerevoli province, comuni, aree territoriali.