Un incontro dedicato al marketing territoriale quello che si è svolto lunedì 23 febbraio a Ceregnano: tour operator, esperti e stakeholders in generale si sono incontrati per discutere di strategie di marketing, dell’importanza di fare sistema e come costruire un’immagine del territorio.
Secondo Stefano Landi, esperto di marketing turistico, “la vera sfida è fare marketing nei luoghi piccoli, nascosti ma che hanno conservato l’identità locale. Questo perché i luoghi senza identità non valgono quasi nulla sul mercato. In Italia c’è un grandissimo mercato interno”.
Per partire con un progetto simile a questo – continua Landi riferendosi al caso Ceregnano – serve partire dalla prossimità, dal km 0, da chi sta vicino a noi che vuol desiderare di scoprire questa unicità ad un passo da casa. Non dimentichiamo che se si perde l’identità si rischia di diventare una periferia: essere piccoli non è un difetto mentre non avere nulla di speciale può essere un eventuale difetto”.
E poi ci sono le intuizioni: “e la scelta di Ceregnano di giocare tutto sulla felicità non è una cosa da poco dato che in una scala di possibili valori è il più in alto”. Secondo Landi i tre elementi chiave per fare del buon marketing territoriale sono “la capacità di raccontarsi a macchia d’olio perché è l’essere vicino la cosa più utile per ritrovare la propria storia; e proprio la storia è un valore da difendere; infine non imitare nessuno ed essere se stessi”.
Cosa che, per chi viene in questo piccolo paese di 3600 abitanti, nelle piane del rodigino, nessuno ha dimenticato: piccole cose fatte di natura, paesaggio agricolo, colture, aree verdi attrezzate, le Antiche Osterie con i cibi tipicamente ceregnanesi fatti in casa secondo le ricette di un tempo, le piazze e la gente, che insieme hanno dato vita agli “Itinerari della felicità”.
Ceregnano è infatti l’unico comune in Italia che ha istituito l’assessorato alla Felicità. Il Sindaco di Ceregnano (Rovigo), Ivan Dall’Ara, con la sua Giunta e l’assessore alla Felicità Elena Dall’Oco, non nasconde la soddisfazione, ad oltre tre anni dalla nascita della delega alla felicità, di aver centrato più di un obiettivo: quello del marketing territoriale.
“Abbiamo – spiega – fatto conoscere Ceregnano, abbiamo sviluppato un progetto turistico che ha ricevuto il sostegno dell’Unione Europea e abbiamo fatto percepire che la felicità è un valore”. Qualche anno fa in pochi avrebbero scommesso che questa filosofia avrebbe portato a dei risultati così tangibili: invece oggi Ceregnano ha fatto di una filosofia, quella della felicità, un volano turistico: “dobbiamo – commenta Ivan Dall’Ara, sindaco di Ceregnano – essere consapevoli che in questi tempi di crisi, la valorizzazione del territorio e delle sue imprese e la competizione non si gioca più tra singoli soggetti, ma tra sistemi a base territoriale, i soli capaci di generare oggi competitività, innovazione e capacità di risposta dinamica”.
Così è nato anche un percorso di formazione dedicato agli Itinerari della Felicità per i tour operator dove esperti e stakeholders hanno spiegato come fare sistema e inquadrare la strategia utile a far crescere il territorio dal punto di vista ricettivo: “ci sono – spiega Vittorio Mascherpa, consulente esperto in formazione – studi americani che spiegano come un aumento del Pil di un’area non corrisponde ad un aumento dell’Happy Index, l’indice di felicità percepita, che è tra gli indici che viene rilevato negli Usa. Anzi è stato dimostrato che ad un crescere del Pil l’Happy Index è calato”. Una declinazione moderna del noto detto ‘i soldi non fanno la felicità’? “Diciamo che – continua Mascherpa – occorre rivedere e ristrutturare il concetto di felicità: Sant’Agostino diceva che felicità è desiderare ciò che si possiede”. Ma come si declina questa lezione nel concreto del turismo? “Dobbiamo – continua Mascherapa – imparare a godere ciò che già c’è: vedere con occhi nuovi ciò che già abbiamo. Ed è questo il compito dell’operatore turistico: insegnare al cittadino come vedere il territorio dove si viene ospitati”.
Perciò il caso Ceregnano tende ad insegnare come le aree attorno al Canal Bianco possono diventare meravigliosi percorsi ciclabili, pedonali, fluviali (in canoa) e da farsi cavallo all’insegna della felicità. Ed è così che è successo grazie a finanziamenti europei che hanno portato al Comune i fondi necessari per realizzare percorsi turistici e promozione.