Il turismo non è star sopra un albero, il turismo è partecipazione

I punti della relazione di Stefano Landi all’Assemblea generale della UISP Sportpertutti, tenutasi a Chianciano Terme il 1 dicembre

1. Anche nel turismo, come diceva giustamente Santino Cannavò nella sua relazione citando Morin, è il momento di “disapprendere e riapprendere” e organizzarsi. Questo momento è cominciato qualche anno fa, quando abbiamo iniziato a constata tre che i turisti non erano più solo “famiglie al mare il mese d’agosto” o “curandi termali convenzionati con il Servizio sanitario Nazionale”: non solo queste tipologie erano in calo (un fenomeno strutturale ed irreversibile), ma decine di altre tipologie di turisti potenziali si affacciavano sul mercato.

2. Allora (Censis, 1982) chiamammo questo fenomeno “Dalle vacanze ai turismi”, adesso chiamiamo lo stesso fenomeno “teoria della lunga coda” (Chris Anderson, 2010): è importante avere prodotti turistici più generici per andare incontro ad una domanda di massa, ma il mercato è ormai fatto da una gran quantità di nicchie, a cui occorre rispondere con prodotti turistici specializzati. E l’ultima definitiva dimostrazione ce l’ha data Obama, che ha vinto le presidenziali americane proprio ottenendo i voti delle tante minoranze, piuttosto che non quelli di una maggioranza apatica e conservatrice.

3. Il quadro di mercato in cui si colloca il turismo a motivazione sportiva è molto preciso, anche nelle sue dimensioni, è infatti tutto dentro alcune tendenze che prima partono come di nicchia, poi diventano pervasive, si fanno maggioranza: la domanda di ambiente e natura protetta, la domanda di salute fatta di prevenzione, la domanda di alimentazione buona sana e giusta, la domanda di una attività fisica che pone al centro il corpo e non la prestazione.

4. A ben vedere, tutte queste domande pervasive si intrecciano in uno stile di vita più positivo, e in un sistema di valori progressivo, quando non addirittura progressista. Un sistema di valori trasversale, che vede come fautori e sostenitori la classe medica e i produttori agroalimentari di qualità, i tutori dell’ambiente come i promotori di sport.

5. I dati sembrano confermare la forza di questa crescita: il fatturato del turismo sportivo è passato dal 5 miliardi di euro nel 2003, a 7/8 nel 2007, a 9/10 nel 2012 (nonostante la crisi); i praticanti sono il 73% dei turisti sportivi, l’11% gli accompagnatori, solo il 16 % gli spettatori; il fenomeno “spiega” già a almeno 75 milioni di notti trascorse fuori casa.

6. In questo senso, avendo di fronte una domanda che mostra di crescere anche attraverso la crisi, le località (come Chianciano) che vogliono offrire e vendere turismo sportivo devono confrontarsi con i desideri dei clienti, che mostrano di apprezzare soprattutto gli impianti e le dotazioni, l’organizzazione, lo svago e le sistemazioni ricettive: clienti di un prodotto turistico a tutto tondo, quindi, esperti e desiderosi di una proposta globale, anche se a partire dalla passione sportiva praticata.

7. Da questo punto di vista si può costruire “la linea dei ricavi”: attraverso prodotti turistici veri e propri (e cioè completi e comprabili), siano essi permanenti che occasionali (legati ad eventi). Prodotti che sappiano proporre non solo prestazioni, ma a anche e sempre più esperienze, emozioni, relazioni, partecipazione.

8. Perché non bisogna mai dimenticare, magari parafrasando Gaber, che “il turismo non è star sopra un albero, il turismo è partecipazione”.

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