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Per quanto se ne dica, più o meno ufficialmente, nel turismo la crisi non è finita. Lo dice l’ISTAT, stando ai dati pubblicati il giorno di apertura della BIT 2011 (1).
I valori assoluti fanno impressione … Tra il 2008 e il 2010 gli Italiani hanno perso di 19 milioni e 400 mila vacanze, 58 milioni di notti in meno trascorse fuori casa.
Se si stima un valore medio di 103 euro di spesa media per persona/giorno (come suggeriscono ISNART e Banca d’Italia), allora la perdita di fatturato complessiva dell’offerta turistica italiana nel 2010, per il solo effetto del calo del mercato interno, è di circa 6 miliardi di euro: una enormità!

A queste perdite si va poi ad aggiungere il calo di 21 milioni di notti per il turismo d’affari, notoriamente più “ricco”: almeno altri 2 miliardi di euro, ad essere prudenti.
I dati, relativi ai viaggi ed alle vacanze degli Italiani nel 2010, confermano quanto già evidenziato sempre dall’ISNART circa l’occupazione delle strutture ricettive (alberghiere ed extralberghiere), che per quasi tutto l’anno e soprattutto durante l’estate avevano fatto registrare una contrazione rispetto all’anno precedente.
Il 2010 infatti segna un ritorno al passato, un balzo indietro di 4-5 anni almeno, per quanto riguarda la propensione ai viaggi e alle vacanze degli Italiani, che lo scorso anno hanno “consumato viaggi” molto di meno che nel recente passato.

Le vacanze sono diminuite di oltre 12 punti percentuali rispetto al 2009, e addirittura del 18% rispetto al 2008; un po’ meno peggio sono andate le notti trascorse fuori casa: – 6,8% sul 2009, – 9% sull’anno precedente.
Quanto ai viaggi di lavoro i tagli nelle aziende e nelle Pubbliche amministrazioni si sono fatti sentire: meno missioni, meno congressi e fiere, meno viaggi di rappresentanza.
“La cosa più preoccupante è proprio questa, insieme alla nuova concentrazione sulle vacanze principali” commenta il presidente di SL&A Stefano Landi: ”il business turistico non campa solo di feste comandate, ma sempre più di diversificazione del prodotto, di prolungamento stagionale, di microvacanze, di ponti e week-end lunghi. Se fosse per stare aperti solo a Ferragosto, non ci sarebbe utilità a costruire o a gestire alberghi, come sanno bene tutte le imprese che fanno un business plan prima di avviarsi”.
Altrimenti il turismo resterà il regno della saltuarietà, dei mestieri che cambiano con le stagioni, del lavoro sommerso, come segnala sempre l’ISTAT il 18 febbraio 2011 (2): il 56,8% del Prodotto Interno Lordo alberghiero, infatti, è “in nero”.

(1) Istituto Nazionale di Statistica, “Viaggi e Vacanze in Italia e all’estero”, anno 2010, 16 febbraio 2011.
(2) Enrico Giovannini, relazione al tavolo per la riforma fiscale, 18 febbraio 2011.