Code chilometriche e attese di mesi: la passione per i capolavori può trasformarsi in incubo. E nascono agenzie che offrono visite “solitarie” a prezzi salati. Tanto più che capita, ogni tanto, di pescare sui giornali certe foto di divi americani in rapinoso pellegrinaggio: George Clooney alla Sistina, per esempio, e lì non c’è nessuno che lo scocci con la richiesta d’autografo.
Inizia così l’articolo di Egle Santolini su “La Stampa” di ieri che chiede un parere a chi si occupa di cultura ed anche di turismo, Philippe Daverio, Sgarbi e Stefano Landi.
I pareri sono diversi. Il critico d’arte Philippe Daverio afferma che “la questione code e liste d’attesa è mal posta perché ci sono ben altri musei da visitare che non quelli in cui si deve fare la lista d’attesa”.
Ma i turisti si sa, specie alla loro prima visita in una città, si dirigono verso luoghi famosi e comunque, a parte gli esperti o critici d’arte come Daverio.
Intervistato, Sgarbi affonda la lama sulla scarsa conoscenza del popolo che visita le mostre e i musei. “l’Ultima Cena? Dipinta con una pessima tecnica e ammalorata. Quindi tanto vale far entrare 40 persone per volta al posto delle 25 di oggi. E comunque ben vengano le privatizzazioni di certi spazi museali se vi sono requisiti di sicurezza e di buon gusto.”
Sul versante turistico è stato invece intervistato Stefano Landi, Presidente di SL&A, che, per spiegare quel che succede, fa un paragone con la Sanità. «Anche per gli ingressi al museo possono distinguersi un livello Asl, il corrispettivo dell’intramoenia e quello del ricovero in clinica privata. Se per andare agli Uffizi lei semplicemente si mette in fila, è come se si rivolgesse alla mutua: trattamento di base, con una certa scomodità. Se pretende un servizio un po’ più sofisticato, si attacca al computer o al call center, mette mano alla carta di credito e, con un piccolo sovrapprezzo, è certa di poter penetrare nella grotta di Ali Babà. Magari non nel giorno che aveva stabilito: anche qui c’è il rischio dell’overbooking, come se si prenotasse un volo low cost. Il portale Prc, per esempio, autorizzato dal ministero dei Beni Culturali, gestisce ben 88 siti, dal Colosseo a Pompei, dal Palatino al Foro». E la clinica? «Come il primario si porta in clinica certi pazienti, così la guida turistica i clienti se li può andare a pescare proprio nella fila. Ne assolda un certo numero, si fa pagare un bel sovrapprezzo e poi passa per lo sportello “gruppi”, che non ha bisogno di prenotazioni, per una visita di 45 minuti circa. La tariffa speciale è dichiarata a chiare lettere, e dunque il metodo non è illegale. E questo è il mercato esplicito». Dunque, c’è dell’altro… «Per continuare nella metafora, ci sono anche i malati che riuniscono i chirurghi migliori sulla piazza per un consulto in una casa di cura svizzera. Sono quelli che possono spendere forte e hanno sempre disponibili le chiavi dei musei».
Tratto da La Stampa del 27 gennaio 2011