L’identità di un luogo si crea non solo con la sua storia, con le sue tradizioni, con i suoi sapori, colori, con le sue caratteristiche e con i suoi contenuti intrinseci, ma anche con la spendibilità del luogo stesso. L’identità è dunque,anche un riflesso allo specchio, è l’immagine che si materializza intorno ad un nome, un paesaggio, o che si idealizza nella mente per evocare quel luogo stesso.
Alla base di un’operazione di Marketing territoriale vi è la valorizzazione delle realtà attraverso un’attenta ricognizione del territorio nei punti di forza e nei punti di criticità per l’attuazione di un piano di programmazione volto allo sviluppo di tutte quelle attività che incidono sul territorio stesso e che lo rendono fruibile per i residenti e per i visitatori. Ecco allora che Marketing Territoriale è la messa in atto di un piano strategico per mettere a sistema una molteplicità di fattori atti al funzionamento dell’economia e della vita di un luogo.
Gli attori del Marketing Territoriale non sono solo gli esperti del settore turistico, ma sono anche gli abitanti del territorio stesso che prendono coscienza della loro identità, nell’identità del luogo vissuto e di quelle attività che sono alla base della operosità e dell’ingegno delle loro realtà ambientali. Sulla scena ogni attore ha un suo ruolo predefinito che svolge in maniera naturale, arricchendo di contenuto un tessuto sociale ricco e vario, dove vigono norme e regole di convivenza civile sempre più aperta agli scambi e alla possibilità di continui melting pot capaci di aprire nuove prospettive culturali e sociali.
Il Marketing Territoriale deve necessariamente creare la giusta luce sullo scenario del territorio, basarsi sull’azione congiunta di una serie di concessionari che si occupino di creare eventi e manifestazioni cercando location adatte, a loro volta capaci di creare attrazione, dare input all’apertura di un “diaframma” composto di un’infinità di sguardi che abbiano la vocazione di guardare e catturare scorci, atmosfere, nicchie d’interesse. Un luogo oltreché essere l’agglomerato urbano costituito di una pluralità di strutture materiali e immateriali: edifici ma anche micro – socialità, comunità, è anche un grande contenitore di eventi culturali e di manifestazioni d’arte non solo rivolte al passato e che si colgono attraverso le icone e le testimonianze artistiche ed architettoniche, ma anche attraverso il presente e la quotidianità continuamente organizzate ed usufruite.
Nonostante si assista ad una cultura antropologica basata quasi esclusivamente su una sintesi conoscitiva visiva, svolta soprattutto attraverso sistemi di comunicazione di massa, ma anche su modelli informatici e cibernetici capaci di amplificare la comunicazione e renderla continuamente fruibile nell’immediato, contestualizzata in tempo reale, l’informazione basata sullo scambio tra persone rimane la forma di comunicazione più vicina alle esigenze biologiche che l’uomo incarna.
Gli esperti di turismo sono consapevoli di quanto sia significativo l’impatto di una informazione basata sul “passaparola” . Chi si intende di Marketing Territoriale sa quanto sia influente il giudizio e l’indice di gradimento espresso da un visitatore, che abbia soggiornato in un luogo, riguardo alla vivibilità e fruibilità del luogo stesso. Nella comunicazione delle esperienze si viene a creare una sorta di “serendipidità” come direbbe Umberto Eco, cioè si sperimenta la scoperta inattesa di qualcosa mentre si cerca qualcos’altro. Nella conversazione tra due persone che si comunicano le loro esperienze di viaggio avviene uno scambio empatico che evoca emozioni, immagini, proietta desideri, crea aspettative, forma opinioni, le amplifica. La spendibilità di un luogo è basata proprio sulla capacità della narrazione di creare suggestioni nell’altro, un effetto che in psicologia viene definito “effetto alone” e che allarga le opinioni positive (o negative) e fa scaturire curiosità in chi ha la vocazione del viaggio. E’ un “passaparola” che accosta le parole ai simboli, alle immagini, ai gesti di una nuova sintesi conoscitiva che è, come si diceva, la sintesi visiva di una nuova era culturale basata sull’espressione eco – informatica e forse emo – informatica capace di trasferire emozioni ed esperienze emozionali attraverso la comunicazione telematica.
L’informazione viaggia in tutte le direzioni, si amplifica, si contestualizza immediatamente, evoca, richiama, esplode fino a diventare rumore fino a poter provocare “tanto rumore per nulla” è per tale motivo che il Marketing Territoriale pone la sua attenzione sulla capacità ricettiva di un luogo. L’accoglienza non è circostanza, oggi, più che mai, diviene basilare nei territori con vocazione turistica, non può e non deve essere lasciata al caso e all’improvvisazione, ma va pianificata e monitorata anche attraverso l’indice di gradimento dei visitatori e dei turisti fruitori. Un territorio che abbia vocazione turistica deve saper infondere nei propri cittadini questa precisa consapevolezza ed identità, creare quella convinzione di essere una comunità accogliente non solo in termini economici, ma anche culturali, sapere di far parte di un’impresa economica diffusa basata sulla capacità di accogliere, di spendere il proprio territorio, di fare investimenti e creare ricchezza sulla spendibilità dei patrimoni artistici, culturali, paesaggistici, culinari e tradizionali del luogo. In questo modo il “passaparola” non può che essere un circolo virtuoso di suggestioni che innescano desideri di viaggio: partire verso nuove esperienze conoscitive o ritornare ad emozionarsi ancora nello stesso luogo.