Una delle sfide che l’industria dei viaggi organizzati dovrà raccogliere nell’immediato futuro è lo sviluppo del turismo dei cosiddetti “diversi”, dai gay ai diversamente abili. Ne è convinto Stefano Landi, Presidente dell’Associazione no profit “Si Può”, intervenuto a un forum della BTSA.
Dopo 13 anni di attività dell’operazione “Italia per Tutti, lanciata dall’allora Dipartimento del Turismo, abbiamo capito che non ci sono strutture inaccessibili, ma persone che non danno informazioni mirate che possano aiutare i diversamente abili a scegliere strutture e quindi le location giuste per le proprie vacanze. Così come succede per altri “diversi”. Fortunatamente qualcosa si muove: abbiamo ormai 100 progetti per la diversità nel turismo.
In particolare un Progetto Interregionale, riguardante 13 regioni italiane, che prevede percorsi turistici fruibili dai diversamente abili.
Sempre più turismo di prossimità
a”In un momento in cui i consumi non ripartono e abbiamo la contrazione dei redditi delle famiglie, la domanda aggregata – turismo organizzato e associato – soffre e non poco. E lo scenario che si presenta è ben chiaro: la vacanza diventa più breve, spesso non supera i quattro giorni, e aumenta la domanda per il turismo di prossimità, quello limitato alle destinazioni ravvicinate al Comune di Residenza”.
“Di fronte a questi trend sia l’hotellerie che la villaggistica si stanno attrezzando con formule che prevedono soggiorni brevi. Questo significa ormai che non esiste più un mercato “di massa”, bensì di una massa di nicchie, grazie al fatto che il consumer ha una crescente quantità di bisogni turistici nell’arco di un anno”.