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È molto innovativa, interessante e stimolante la lettura dei fenomeni turistici proposta da un gruppo di ricercatori attivati da Banca Ifis per il 30° compleanno di Federturismo-Confindustria. Intanto, sulla falsariga degli “experience goods”, la domanda turistica viene considerata sulla base delle esperienze che ricerca e vive: su un totale stimato di 255 milioni di arrivi turistici (compresi escursionisti ed ospiti di parenti e amici) si contano 352 milioni di esperienze, che “immettono” nel sistema un valore di 170 miliardi nel 2022. Ogni turista (o escursionista o ospite) prova quindi durante il suo viaggio in media 1,38 esperienze. Quali esperienze? Si raccolgono in 7 “pilastri della saggezza”, dal valore ben diverso tra loro: Natura e Svago valgono 63 miliardi, Cultura e Riscoperta dei Territori 49, MICE e Grandi Eventi 26, Enogastronomia 16, Shopping 13, BenEssere 2, chiude la Spiritualità che si deve accontentare di un solo miliardo. Nel costruire il GOAT (che non è una capra, ma the Greatest Of All Trips) “le esperienze giocano uno sport di squadra: ognuna ha un ruolo di verso ma tutte vestono la stessa maglia, quella dell’Ecosistema Turistico Italiano”. I 10 miliardi generati dalle esperienze funzionano da Booster sugli altri settori produttivi: in primo luogo, ovviamente, hospitality e ristorazione, ma poi logistica e trasporti, utility, manifattura, ecc. Inoltre 16 miliardi di export possono essere attribuiti all’effetto “country of origin”, il ricordo positivo dei turisti, che agisce su enogastronomia, manifattura, automotive e cantieristica. Infine una considerazione sul “soft power”, stimato a livello mondiale sulla classifica di Brand Finance: eccelliamo quanto a “cibo che il mondo ama”, “prodotti e marche”, “influenza sulle arti e l’entertainment”, “heritage”, “un meraviglioso posto da visitare”, “un lifestyle attraente”.